Stress, ansia, cattive abitudini, sono alcuni dei fattori che possono generare i fastidiosi sintomi di una cattiva digestione. Vediamo come si sviluppa questa condizione e quali sono i rimedi per contrastarla.
SINTOMI DI UNA CATTIVA DIGESTIONE:
Il termine dispepsia deriva dal greco dys-pepsia e letteralmente significa “cattiva digestione”.
Il paziente che presenta questa condizione lamenta, con diversa entità, bruciori e dolori localizzati ai quadranti superiori dell’addome, una sensazione di pienezza e di gonfiore, tensione addominale, inappetenza, eruttazione, nausea, il tutto accompagnato da un senso di malessere generale. Questi sintomi possono essere legati ai pasti oppure no.

Una caratteristica di questa patologia è la tendenza a cronicizzare o a presentarsi in modo sempre più ricorrente, con episodi di esacerbazione sempre più ravvicinati tra loro. Si parla di dispepsia vera e propria quando la sintomatologia è persistente o recidivante, dura almeno da tre mesi ed è presente per il 25% del tempo.
Nel mondo occidentale i disturbi legati alla cattiva digestione sono in aumento: in Italia ne soffre il 40% della popolazione, soprattutto appartenente alla fascia d’età compresa tra i 40 ed i 50 anni. Negli ultimi anni, però, sono sempre maggiormente coinvolti anche i giovani, a partire dai 30 anni. L’aumento capillare di questa patologia è sicuramente legato agli stili di vita e alle abitudini alimentari dei cittadini dei paesi più industrializzati.
CAUSE DELL PATOLOGIA:
I disturbi digestivi possono dipendere sia dallo stato di salute del singolo individuo sia dal suo stile di vita.
Si parla di dispepsia idiopatica o funzionale quando non è dovuta a cause esterne note. Questo significa che gli esami diagnostici non hanno evidenziato alterazioni patologiche ben definite, che il sistema digerente non presenta alcun danno o lesione evidente ma che, nonostante questo, la sua funzionalità risulta compromessa. Questa è la condizione che viene generalmente definita dai pazienti come “cattiva digestione”.
La dispepsia organica o secondaria, invece, trova un’origine ben precisa in condizioni patologiche che, essendo presenti in modo latente oppure già note nel soggetto, possono portare all’esacerbazione dei classici sintomi. Tra queste malattie le più frequenti sono quelle del tratto digestivo, quali:
- Gastriti e gastroduodeniti.
- Reflusso gastro-esofageo.
- Ulcere gastriche.
- Esofagite.
- Alterazioni motorie dello svuotamento gastrico.
- Pancreatite.
- Neoplasie a livello del tubo digerente o del pancreas.
- Sindrome del colon irritabile.
- Ostruzioni intestinali.
- Infezioni gastriche: la più comune è dovuta a Helicobacter pylori, un batterio Gram negativo che tende ad annidarsi negli strati profondi del film mucosale gastrico. Qui produce una serie di proteine e metaboliti tossici coinvolti nei processi di danno cellulare, che nel tempo portano a forti gastriti con erosione della mucosa gastrica, fino alla formazione di vere e proprie ulcere.

Inoltre, possono avere influenza nella genesi della dispepsia anche alcune patologie extra-digestive, come le malattie metaboliche (malfunzionamento della tiroide, diabete), le patologie cardiocircolatorie, l’obesità.
IL RUOLO DELLO STILE DI VITA:
Lo stile di vita e le abitudini alimentari scorrette giocano un ruolo fondamentale nella cattiva digestione.
Il consumo frettoloso di cibi, caratterizzato da una masticazione troppo sbrigativa, non permette la prima fase della digestione, quella che avviene in bocca ad opera della saliva.
Anche la scelta di cibi troppo elaborati, grassi, fritti, speziati può portare a rallentamenti dello svuotamento gastrico e del transito intestinale.

Infine, la dispepsia può essere causata da abitudini scorrette quali il vizio del fumo, l’assunzione frequente di bevande alcoliche e di caffè, l’eccessiva sedentarietà e anche dalla somministrazione cronica di determinati farmaci (FANS e cortisonici per terapie prolungate).
L’IMPORTANZA DELLA COMPONENTE PSICO-EMOTIVA:

Anche la nostra emotività ha una fortissima influenza sul benessere del nostro apparato digerente.
Esiste infatti una forte correlazione tra la psiche di un individuo e la funzionalità del suo tubo digerente: pensiamo a tutte quelle volte in cui abbiamo percepito determinate emozioni come sensazioni fisiche. Sono infatti di uso comune modi di dire quali “avere le farfalle nello stomaco” oppure “ricevere un pugno nello stomaco” dopo avere ascoltato una notizia spiacevole.
Diversi studi di psicosomatica hanno dimostrato come il benessere del sistema digestivo può essere negativamente influenzato da situazioni emotivamente stressanti, che portano pensieri negativi, ansia, rabbia, preoccupazioni, nervosismo, insonnia. Non è raro infatti che chi soffre d’ansia o chi sta affrontando un periodo di stress intenso accusi i sintomi della cattiva digestione: mal di stomaco, bruciore, tensione addominale. Si parla in questo caso di dispepsia nervosa.
Vediamo quali sono i meccanismi biologici alla base di questa condizione. Lo stress, inteso come risposta psico-fisica dell’organismo a situazioni che vengono percepite come eccessive, provoca alterazioni metaboliche nell’organismo nel tentativo di adattarsi alla situazione. Tra queste, diverse si ripercuotono sulla salute gastrointestinale: squilibrio nella produzione di succhi gastrici, riduzione della velocità di svuotamento gastrico, diminuzione della motilità intestinale, incremento del reflusso gastro-esofageo. Tutte queste alterazioni rendono quindi più difficile la digestione e l’assimilazione di cibo.
Per migliorare la dispepsia nervosa, bisogna innanzitutto cercare di capire quali sono le cause alla sua origine. Bisogna individuare ed eliminare, o quanto meno ridurre, i fattori stressogeni, soffermandosi sulle emozioni e sulle sensazioni che si stanno vivendo in quel momento e cercare, per quanto possibile, di gestirle in modo consapevole e razionale per evitare l’amplificarsi dei disturbi. In diversi casi un aiuto fondamentale è dato dalla psicoterapia.
DIAGNOSI DELLA DISPEPSIA:
La diagnosi della dispepsia si basa in genere sull’anamnesi del paziente e sull’esame obiettivo del medico. Poiché, soprattutto all’inizio, la patologia si manifesta sporadicamente, essa non viene sempre individuata correttamente e spesso viene confusa con disturbi lievi e transitori come i postumi di abbuffate.
È con il susseguirsi sempre più ravvicinato degli episodi e con l’aggravarsi della clinica che questa condizione diventa evidente, anche se in molti casi la diagnosi avviene ancora per esclusione di altre patologie.
L’accertamento delle sue cause invece richiede indagini strumentali, che possono rappresentare un’importante fonte di informazioni quando si ha un peggioramento del quadro clinico e si assiste a ripetuti insuccessi terapeutici.
Tra queste elenchiamo:
- Analisi del sangue.
- Endoscopia: per verificare la presenza di lesioni organiche del tratto digestivo superiore.
- Ecografia addominale: per valutare un’eventuale patologia epato-biliare o pancreatica.
- Radiografia del tubo digerente a doppio contrasto: per diagnosticare ulcere, gastriti, tumori, ernie iatali.
- Urea Breath Test: è un esame non invasivo che permette di valutare la presenza di H. pylori, rilevando nell’aria espirata dal paziente due molecole, l’ammoniaca e l’anidride carbonica, che si formano a partire dall’urea quando il batterio la metabolizza.

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