Grazie alle sue proprietà antimicrobiche e disinfettanti, l’argento proteinato è un principio attivo utilizzato con successo in ambito clinico da moltissimi anni, come antisettico e decongestionante della mucosa nasale e come antisettico del condotto auricolare.
STORIA E CURIOSITA’:
L’argento è un metallo conosciuto e impiegato fin dall’antichità per le sue proprietà antimicrobiche e disinfettanti.
Già popoli antichi quali gli Egizi, i Fenici ed i Romani avevano l’abitudine di utilizzare contenitori d’argento, o di porre delle monete argentate al loro interno, per conservare più a lungo acqua e cibo.

Anche nell’antica Roma e nell’antica Grecia si conoscevano le proprietà benefiche di questo metallo: Ippocrate, medico greco vissuto nel IV secolo a.C., considerato il padre della medicina moderna, parlò della sua applicazione nella cura delle ferite.

L’argento veniva utilizzato inoltre per produrre contenitori e stoviglie destinate all’aristocrazia. Si era notato che chi utilizzava posate d’argento si ammalava più difficilmente. Nei secoli questa conoscenza fu tramandata in diversi paesi tra i reali ed i membri della loro corte, che utilizzavano esclusivamente stoviglie argentate a tavola ed effettivamente avevano una minor possibilità di contrarre malattie infettive rispetto al popolo, che utilizzava utensili in terracotta e ferro. Durante il pasto, micro particelle di argento si staccavano dalle posate e contaminavano il cibo; la loro ingestione prolungata, con il tempo, portava ad un’alterazione cutanea consistente nella colorazione blu-grigiastra della pelle: l’argiria, dal greco ἄργυρος, che significa argento. Questo potrebbe essere uno dei motivi per i quali i reali venivano comunemente chiamati “sangue blu”.

Nel XIX secolo compaiono le prime pubblicazioni scientifiche riguardo l’impiego dell’argento nella medicina moderna. I chirurgi usavano filo d’argento nelle suture chirurgiche, per ridurre al minimo il rischio di infezione post operatoria. Il suo utilizzo è notevolmente incrementato agli inizi del’900. E’ stato impiegato nella prevenzione e nel trattamento di diversi tipi di infezioni, tra le quali la gonorrea, come collirio in alcune patologie oftalmiche e soprattutto come disinfettante delle ferite: durante la prima guerra mondiale i soldati utilizzavano fogli d’argento per curare le loro lesioni infette.
Con la scoperta dei primi antibiotici, a partire dal 1940, l’utilizzo dell’argento come antimicrobico diminuì drasticamente.
Oggi viene utilizzato principalmente a livello topico, incorporato in garze e creme per trattare ferite ed ustioni e come gocce per la disinfezione delle narici e dell’orecchio.
MECCANISMO D’AZIONE:
L’argento può venire utilizzato come metallo, come sali o come nanoparticelle. In ogni caso, la sua azione antimicrobica dipende dalla sua forma ionica Ag+.
Secondo i numerosi studi effettuati al riguardo, la sua citotossicità è dovuta ad un meccanismo d’azione multiplo, in quanto lo ione argento può interferire con i processi biologici del batterio in diversi modi.
Possiede sia azione batteriostatica, in quanto è in grado di inibire i processi metabolici che consentono la sua replicazione, sia azione battericida, in quanto in pochi minuti porta alla vera e propria morte della cellula batterica.
È in grado di interferire con la struttura della membrana cellulare batterica, provocando alterazioni morfologiche che portano alla formazione di veri e propri buchi in essa, attraverso i quali Ag+ può penetrare nella cellula ed espletare la sua azione citotossica.
Una volta all’interno della cellula batterica, è in grado di legarsi a diverse proteine e di provocare l’alterazione di vari processi enzimatici, tra i quali la respirazione cellulare.
Ag+ può inoltre interagire con gli acidi nucleici batterici, bloccando la replicazione e danneggiando il DNA.
Infine, un ruolo nell’azione citotossica degli ioni argento è ricoperto anche dalla produzione di ROS, i radicali liberi dell’ossigeno, che portano alla comparsa di stress ossidativo e alla morte cellulare.
La tossicità dell’argento nei confronti degli organismi superiori, ed in particolare dell’uomo, è invece molto limitata. Assunzioni massicce e croniche di questo metallo possono portare ad un accumulo cutaneo di particelle, con la comparsa dell’effetto collaterale già citato precedentemente, l’argiria, che provoca la tipica colorazione blu-grigiastra dell’incarnato, dovuta al legame dell’argento con diverse proteine e alla conseguente produzione di pigmenti. Ingestioni di alte quantità di argento possono portare a tossicità sistemica a livello epatico, cardiaco e neuronale.
L’ARGENTO PROTEINATO E I SUOI UTILIZZI:
L’argento proteinato, chiamato anche argento vitellinato, è un principio attivo formato dallo ione argento legato a proteine, ovvero a molecole di natura organica, che lo stabilizzano. Si trova in forma liquida e appare di colore giallo-marrone.
Grazie alle sue proprietà antimicrobiche e disinfettanti, viene utilizzato con successo in ambito clinico da moltissimi anni, sia come antisettico che come decongestionante della mucosa nasale e anche come antisettico del condotto auricolare.
È quindi impiegato nel trattamento dei sintomi del raffreddore, per disinfettare e liberare il naso chiuso, nelle sinusiti e nella cura delle otiti di lieve entità. Viene utilizzato specialmente in ambito pediatrico.

È un farmaco senza obbligo di prescrizione (SOP).
A seconda della sua concentrazione, lo troviamo in commercio sotto forma di gocce nasali o auricolari allo 0,5% (bambini), all’1% o al 2% (adulti).
L’argento proteinato viene solitamente applicato secondo le seguenti dosi:
- 1-3 gocce per narice 2-3 volte al giorno.
- 1-2 gocce nel condotto auricolare 2-3 volte al giorno.
La posologia esatta sarà indicata dal medico dopo avere valutato il caso specifico.
EFFETTI INDESIDERATI E SOVRADOSAGGIO:
L’argento proteinato possiede buone capacità farmacocinetiche, che ne limitano l’assorbimento sistemico ed i potenziali effetti collaterali.
Gli effetti indesiderati più comuni sono quelli di tipo cutaneo che si verificano in caso di ipersensibilità al principio attivo, i quali possono richiedere la sospensione della terapia in atto. Tra questi elenchiamo dermatiti, rash cutanei, bruciori, irritazioni della cute nella zona del contatto.
Come per qualsiasi altro farmaco, è importante attenersi alle dosi consigliate e alle modalità d’impiego. Il medicinale, se accidentalmente ingerito anche in piccole quantità, può determinare la comparsa di fenomeni tossici a livello epatico, cardiaco e neuronale. In caso di sovradosaggio, determinato da un impiego eccessivamente prolungato o in dosi massicce, si può verificare l’accumulo di argento nella pelle e nelle mucose, con la comparsa di argiria.
Tenere il farmaco lontano dalla portata dei bambini e, in caso di ingestione accidentale di una dose eccessiva, consultare immediatamente un medico.
GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO:
Non esistono dati adeguati che attestino la sicurezza dell’utilizzo di argento proteinato sia in gravidanza che in allattamento. In questi periodi delicati perciò, l’utilizzo dovrebbe essere limitato ai casi di assoluta necessità e sempre sotto lo stretto controllo del ginecologo o del pediatra.
INTERAZIONI:
L’uso concomitante con prodotti a base di papaina è da evitare. Questa proteina è un enzima proteolitico, della classe delle idrolasi, che si estrae dal frutto immaturo della papaya (Carica papaya). L’argento proteinato, assunto insieme alla papaina, potrebbe inibire l’azione proteolitica di quest’ultima.

ARGENTO PROTEINATO ED EFEDRINA:
L’argento vitellinato (1%) esiste in commercio anche in associazione con l’efedrina cloridrato (0,9%).
L’efedrina è un farmaco simpatico-mimetico che appartiene alla classe dei decongestionanti nasali per uso topico. Agisce come vasocostrittore: provoca il restringimento della muscolatura liscia dei vasi sanguigni della mucosa nasale, riducendo il flusso ematico locale e quindi il conseguente edema che si accompagna a tale condizione.
Grazie all’associazione dei due principi attivi, l’effetto antimicrobico e antisettico dell’argento proteinato si unisce all’effetto decongestionante dell’efedrina, garantendo un’efficace disinfezione e liberazione del naso chiuso.
La dose raccomandata è di 2-3 gocce per narice 2-3 volte al giorno. È importante non superare questa posologia e non protrarre il trattamento per più di una settimana.
A causa proprio della presenza di efedrina, l’utilizzo di questo farmaco presenta molte più avvertenze, controindicazioni ed effetti collaterali rispetto alle gocce di solo argento proteinato.
Nei pazienti ipertesi o con patologie vascolari, il trattamento con questo farmaco deve essere di volta in volta sottoposto a giudizio del medico. Il suo utilizzo è controndicato in caso di glaucoma, di ipetrofia prostatica, di ipertiroidismo e nei bambini al di sotto dei 12 anni. Particolare attenzione va posta anche nell’impiego nei soggetti diabetici ed in quelli anziani.
L’efedrina interagisce con diversi farmaci, tra quali i corticosterodi, dei quali diminuisce l’emivita plasmatica, ed alcuni antidepressivi.
Gli effetti collaterali sono dovuti principalmente all’assorbimento dell’efedrina attraverso la mucosa; tra questi possiamo riscontrare tachicardia, ipertensione, cefalea, insonnia, irrequietezza.
Infine, l’utilizzo protratto di prodotti topici contenenti vasocostrittori può alterare la normale funzione della mucosa nasale e dei seni paranasali, inducendo anche assuefazione al farmaco e fenomeni di rimbalzo, ovvero opposti rispetto a quelli desiderati (in questo caso si avrà quindi una maggiore congestione nasale).
Per qualsiasi dubbio o informazione sull’utilizzo dell’argento rivolgiti al tuo medico o al tuo farmacista di fiducia.
Per l’acquisto
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